– Oh, ma l’articolo del martedì sul blog non lo scrivi a ‘sto giro?

– Ah.. ma allora mi segui..

– No. Era così per dire. E poi c’è la maratona Mentana oggi.

– Sarei in ferie, ricordi? E mi ero ripromesso che non mi sarei “connesso” per qualche giorno..

– Ah, così niente maratona?

– Parlavo del mio articolo..  

In questi giorni benedetti chiamati FERIE mi trovo in Sicilia, in una località splendida. Da qui si possono raggiungere agevolmente favolose località conosciute sia dal punto di vista culturale (vedi ad esempio Noto, Modica, Ragusa, Siracusa..) che turistico (come Marzamemi, la riserva di Vendicari, le spiagge di Carratois..). Sono nel Sud. Nel sud d’Italia che più sud non si può.
Qui la gente è straordinariamente cortese e le bellezze naturali ed architettoniche, come già detto, non si contano. Cosa volere di più per una vacanza rigenerante? Credo, dopotutto, di essermela anche meritata..

Decido quindi da “buon turista”, partito dal profondo nord senza conoscere bene la sua meta, di documentarmi un po’. Cosa visitare. Cosa vedere. Conoscere un po’ la storia. Insomma, le solite cose. Arrivato nella mia stanza accedo ad internet che è spesso lo strumento più rapido per la ricerca.

Digito: P-O-R-T-O-P-A-L-O

Che è la località che mi accoglie. Salto i vari portali per soggiornarvi perché un posto dove stare ce l’ho già ed è perfetto per le mie esigenze. Vado allora avanti.. scorro.. scorro.. e dopo poche ricerche.. trovo un titolo che richiama la mia attenzione.
“TRAGEDIA DI PORTOPALO
Con estrema “faciloneria” (di cui poi mi vergognerò) arrivo da solo alla conclusione, senza nemmeno aprire il link: “Si tratterà di un regolamento di conti”, penso io. Ma c’è anche una data oltre a quel titolo: Natale 1996. Possibile che ci sia un evento che resta così in vista nel motore di ricerca dopo più di vent’anni? Mah.. Vado avanti. Riformulo la ricerca questa volta utilizzando i termini: Natale – 1996 – Portopalo. Ed ecco scivolare, una dopo l’altra, una sfilza di titoli.. Tragedia in mare di migranti. Notte tra il 25 e il 26 dicembre 1996. 283 morti. Indagini. Arresti. Poi di nuovo indagini. Poi di nuovo assoluzioni. Iniziative governative. Critiche alle iniziative governative. Misteri e gialli. Libri e romanzi. Spettacoli teatrali. Programmi e serie tv (con protagonista Beppe Fiorello – 2017). Fantasmi.


Fermi. Fermi. Fermi. Mi guardo allo specchio e mi dico: “questa cosa è più grande di me. Qui c’è una bibliografia che mi terrebbe in Sicilia fino a ottobre, ma io purtroppo ho solo pochi giorni di vacanza. Ed è la mia unica vacanza.
Vorrà dire che se devo proprio fare un articolo per il blog parlero’ del caldo torrido che fa rincoglionire molti italiani (soprattutto se con ruoli istituzionali, ops). Ci metto una bella musichetta. Impacchetto. E via. Devo, d’altronde, visitare la spiaggia di Calamosche oggi. Spettacolo! Prendo, quindi, i miei quattro stracci. Compro della frutta in paese. Faccio una super colazione che dalle mie parti equivale a sei pasti. E poi commetto l’errore, perché sono un dannato curioso, di chiedere ad alcune persone del posto notizie di quella tragedia. 

Non l’avessi mai fatto. Qualcuno non ne vuole parlare. Qualcuno non aspettava altro che quella domanda. Qualcuno mi consiglia di godermi il mare che sono storie vecchie (?). Qualcuno mi parla di un uomo grazie al quale si svelò il mistero della “nave fantasma”.
Troppo facile per convincermi che forse è meglio andare avanti a cercare ulteriori informazioni. Calamosche non scappa. Tempo due ore ed ho acquistato due libri, scaricato materiale da wikipedia ma soprattutto scaricato l’intera serie tv, con protagonista Beppe Fiorello, dal titolo “I Fantasmi di Portopalo“. C’è materiale sufficiente per capire tutto e il contrario di tutto rispetto all’accaduto. Perché, come sempre, le versioni sono tante e contrastanti. Così come le colpe.. belle distribuite.. dal basso verso l’alto fino ad arrivare a chi in quegli anni ci governava.

Le certezze: 283 disperati provenienti da India, Pakistan, Sri Lanka morti per il naufragio di una vecchia imbarcazione sovraccarica di clandestini. Pochissimi i sopravvissuti. Una tragedia che all’epoca dei fatti fu classificata come la più grande tragedia navale del Mediterraneo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma a noi italiani le tragedie, soprattutto dei migranti, non fanno altro che rinvigorire le polemiche e le discussioni, no? Ma poi c’è dell’altro perché nonostante siano passati 23 anni il tema è ancora di strettissima attualità. Cosa si può fare, cosa si deve fare, cosa si vuole fare, quando ci si trova di fronte a questi sbarchi? Cosa ti consente la legge? E soprattutto cosa non ti consente di fare? Purtroppo, in questo caso nulla si poteva fare per il salvataggio di queste povere vite umane, ma successe qualcosa che ancora oggi tocca il cuore e lo stomaco di questo paese. I pescatori di Portopalo (o alcuni di essi, anche su questo le versioni sono differenti) si resero conto dell’avvenuto disastro solo dopo alcuni giorni, quando iniziarono a recuperare con le proprie reti alcuni resti umani e alcuni relitti dell’imbarcazione. Tuttavia, temendo che le indagini avrebbero potuto interrompere la pesca (che qui è fonte di vita per centinaia di famiglie), non segnalarono i ritrovamenti. Provate ad immaginare persone che per anni hanno accolto imbarcazioni di profughi, per poi smistarli nei centri di accoglienza, che devono omettere il ritrovamento. Io non mi permetto di giudicare, ma conoscendo un poco la dignità degli uomini di mare, penso a quanto sia stata difficile questa scelta. E mi fermo qui, perché non ho sufficienti elementi per colpevolizzare uno o l’altro. 
Fatto sta, però, che nel 2001 (cinque dannati anni dopo) un’inchiesta giornalistica de La Repubblica e soprattutto la collaborazione di un pescatore di Portopalo, tale Salvatore Lupo, furono fondamentali per far riaprire le indagini, trovare il relitto della nave naufragata (alla profondità di 108 metri) e ridare dignità a quelle persone che tragicamente morirono. Perché per anni non era che “la nave fantasma” per tutti.

Si dice che quell’uomo, quel pescatore, poi ebbe delle ripercussioni per il gesto. Ho cercato di contattarlo, in questi giorni, senza fortuna, e spero che dopo la lettura di questo articolo abbia voglia di raccontare qualcosa in più di questa storia. Io so solo che se è vero che quest’uomo ha davvero fatto ciò che si racconta e cioè rischiato il lavoro, rischiato l’isolamento dal resto del paese, rischiato ripercussioni con la magistratura, allora io sono felice di essere venuto a conoscenza di questa storia. Perché mi insegna, una volta in più, che dai nostri cellulari o dai nostri pc é troppo facile sputare sentenze!


Amo pensare che il mio paese sappia adottare, molto presto, politiche che facciano in modo che gli stati più poveri e confinanti possano, col tempo, crescere dal punto di vista economico in modo da rendere possibile una vita dignitosa ai loro abitanti senza costringerli a viaggi che negli ultimi trent’anni sono stati solo della disperazione.


Amo pensare che il mio paese possa allungare sempre una mano a chi è in mare, mettendolo sempre in sicurezza.


Amo pensare che se il mio paese non lo dovesse fare (qualsiasi sia il motivo) ci siano persone che vanno oltre. E che a costo di pagare di tasca propria non permettano la tragica fine che hanno fatto quei poveri 283 uomini (perché chiamarli sempre e solo migranti non gli da la dignità che meritano).

#primadituttogliesseriumani


Potrei andare avanti ancora.. ma nel frattempo è finita la maratona Mentana?


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Mentre sto scrivendo sono venuto a conoscenza della morte di Nadia. Giornalista e mia concittadina. Riposa ora in pace “Leonessa”.