Ehi, sembri un ex combattente, ora monaco tibetano!” Mormora lui mentre osserva, con “ghigno” divertito, la mia fotografia in copertina. 

Sai amico mio che la tua definizione, seppur un po’ retro’, calza a pennello? Sembra che tu mi conosca da una vita o che tu abbia appena passato con me un’intera serata a scolarti quell’ultimo rum prima di andare a posare l’armatura sul letto.

Eh invece… non ci vediamo da un bel po’, vero? E tu da una semplice immagine hai trovato l’etichetta perfetta da stamparmi in fronte. E ti è andata pure bene…

Etichettareuna persona, dargli un nome e un cognome anche se non la si conosce, a molti da noia. Anche a te che mi stai leggendo. Ti ha sempre dato fastidio. Lo so.

Catalogare le persone, come in un grande magazzino. A ciascuno il proprio scaffale, pardon, la propria etichetta: per come vesti, per come ti muovi o ti atteggi, per quei segni che porti sulle braccia o sulla schiena (li chiamiamo tatuaggi, ma spesso sono ferite al cuore che abbiamo deciso di tracciare sulla pelle a futura memoria).

Non le sopportiamo né io né te queste cose.. seppur questa storia dell’”ex combattente ora monaco tibetano” mi piace assai. Di più! Lo ritengo un gran complimento!

E il giudizio degli altri? Quanto conta per te? Vogliamo parlarne?

Giudicare dall’esterno una persona, per quello che ha fatto, per come parla, per le azioni che compirà o per quelle che ha già compiuto, quanto conta davvero per noi? Quanto ci disturba o quanto ci angoscia il giudizio degli altri? Quante volte ho fatto anche io questo errore..

Si dice che “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile. Sempre.” Quanto è vera! Dio benedica chi l’ha inventata..

Ma proseguiamo con la carrellata. Trovi chi ti dice “cosa è meglio per te”, amico mio. Sì, ci dicono cosa è meglio per noi. Fatti ora una grassa risata con me alla facciazza loro che ci sfoghiamo.. che il rum l’ho finito ieri sera..

Ricordi quante volte ci abbiamo bevuto su pensando a chi ci aveva detto che “non potevamo fare questo o quello”, che “non potevi essere così”, che “non potevi essere altro” rispetto a quello che la società aveva pensato per te? La società o, meglio ancora, quella piccola o grande comunità che ci sta attorno.

Mi son sentito dire recentemente “Hei, hai quasi cinquant’anni.. non è un po’ tardi per dedicarti a queste cose qui?” Che dalle mie parti si traduce in: “sei vecchio, pensi ancora di scrivere, cantare.. Penserai mica che la tua vita possa ancora cambiare, vero?” (risatella al seguito) “Penserai mica che alla tua età tu possa metterti ancora in gioco.. con un libro o con un blog? Anche a te sarà capitato di sentire il medesimo ritornello vero? Quando desideravi tanto provare a cambiare il lavoro, o rispetto a quel desiderio che avevi di ingrandire la tua attività, forse al di sopra delle tue attuali potenzialità.. ti dicevano!! Solo perché volevi sviluppare la tua passione, coniugandola magari con un lavoro..!! Beh, dai, su.. anche tu.. Fai ora un bel respiro perché… dopo l’etichetta arrivò il giudizio.. E dopo il giudizio i sensi di colpa..

“Hai delle responsabilità! Hai dei figli! Hai un mutuo! Hai una macchina da pagare! Non farti distrarre troppo da ciò che ami fare, potresti restarci male!! E comunque sei vecchio!” Ancora. Ancora quel vecchio. E’ una fissazione..

A parte il fatto che abbiamo 46, 37, 42, 58 anni (e non li portiamo nemmeno male)… numeri che, se ci gira, ce li potremmo giocare anche sulla ruota del “fatti i cazzi tuoi..”. E a parte il fatto che noi stiamo male non per queste critiche del cazzo ma per robe ben più serie. Noi piangiamo per la perdita di una persona cara o per le tragedie che colpiscono quotidianamente la nostra comunità o le comunità distanti migliaia di chilometri da noi! E ne avremmo altre, a frotte, da elencare.

Fatte queste precisazioni, a te che mi giudichi, che cazzo te ne frega se io sto sulla mia strada e cammino passo dopo passo senza darti fastidio? Muovendomi  cercando di non calpestare merde depositate sull’asfalto (o merde che mi fanno il sermone) o cercando di evitare macchine pronte a investirmi. A te che ti cambia? Se fossi davvero preoccupato per me, per noi, ti confronteresti e poi ci resteresti accanto qualsiasi sia la nostra decisione, ma temo che a te dia solo fastidio che noi ci proviamo. Vero?

Beh, sappi che le strade sono tante e tuoi puoi sceglierne un’altra, dove non incrociarci più. A ognuno il suo percorso. A ognuno il suo sogno. A ognuno la sua vita. Fino in fondo.

Ehi, amico che mi hai definito “ex-combattente e ora Monaco Tibetano” questo post non era contro di te. Anzi, torno a ringraziarti per l’etichetta geniale!

Un saluto a tutti da un “ex combattente” che, nonostante le ferite sul corpo, per ora non molla! Un saluto a tutti i nuovi arrivati in questo blog da “un monaco tibetano” che ha ancora tanta voglia di condividere con tutti quanti voi quello che questa vita è pronta a donarci.

PS: Ciao Gianni, la vita invece è stata bastarda con te! E per questo oggi piango, ma continuerai a vivere nei nostri ricordi.

Over the raimbow!

Amen