Il Campionato di calcio è alle porte. A partire dal 24/25 agosto riaprono, difatti, i battenti; si riempiranno (speriamo) gli stadi; tutti pronti ad applaudire la nostra squadra del cuore.

Molti di noi hanno passato intere settimane in attesa di questo momento, sfogliando i giornali per vedere quali campioni (o presunti tali) sarebbero stati o meno tesserati dalle nostre società.

Felici o no. Soddisfatti o no. Ora i giochi sono (quasi) fatti. E vinca il migliore!

Ma dietro a questo mondo fatto di acquisti, cessioni, soldi, campagne abbonamenti (più o meno apprezzate), allenatori, schemi, amichevoli.. c’è un altro mondo.

E’ il mondo dei tifosi, del tifo organizzato, dei cosiddetti “ultras”.

E chi pensa che sia un mondo a parte rispetto al calcio giocato, sbaglia. E di grosso. Perché il calcio senza i suoi tifosi non avrebbe alcun senso.

Sì, anche quei tifosi che qualcuno, in modo superficiale, si limita a descrivere come “teste calde”. Queste “teste calde”, come li definite voi, hanno una storia decennale alle spalle. Hanno fatto errori ma hanno portato avanti numerose battaglie anche a favore di chi nei gruppi organizzati non c’è mai stato.

Decido di parlare dell’attuale situazione del “tifo organizzato” con un amico, che in tema di “battaglie ultras” credo abbia pochi eguali in Italia. Ma soprattutto, ripeto, è un amico e porto per lui un grande rispetto.

Lui è Diego Piccinelli, uno dei leader della tifoseria bresciana, rappresentante del gruppo “Brescia 1911” e lo incontro una sera di mezza estate nella affollatissima festa di Radio Onda d’Urto.

Iniziamo la chiacchierata ripercorrendo insieme gli ultimi anni di battaglie del “movimento ultras” in Italia, che ho avuto il piacere di seguire da molto vicino, che avevano portato un paio di anni fa a far sedere una rappresentanza di ultra’ (tra cui lo stesso Diego) di fronte a parlamentari italiani. Temi dell’incontro: l’inasprimento delle pene, l’incostituzionalità dell’art. 9, i codici identificativi per le forze dell’ordine… Qualche battaglia vinta. Qualche battaglia persa.

Ma quando mi siedo e lo guardo negli occhi, capisco che “tira una brutta aria”.

Diego – Per chi ancora non lo sapesse circa due settimane fa è diventato Legge il Decreto Sicurezza Bis, un decreto che, fra le altre cose, prevede l’inasprimento del DASPO per i tifosi “recidivi”, quei tifosi cioè ritenuti particolarmente “cattivi” e pericolosi, ed evidentemente irrecuperabili, almeno per lo Stato. –  

* Per chi non lo sapesse il Daspo è un provvedimento disciplinare introdotto nel 1989 che vieta a un soggetto ritenuto pericoloso l’accesso ai luoghi in cui si svolgono determinate manifestazioni sportive, in particolare negli stadi.

Continua Diego – Un accorgimento, secondo i nostri politici, necessario per debellare le ultime sacche di “presunta” violenza, che secondo i bene informati dovrebbe caratterizzare tuttora le “frange” più ostili e ribelli del bel Paese: gli Ultras, ma non solo. –

L’argomento mi interessa. Eccome. Anche perché negli ultimi anni ho notato come alcuni provvedimenti straordinari nati per il calcio e per i tifosi, poi si siano utilizzati anche per le manifestazioni di piazza. Non pare un po’ strano anche a voi?

Su questo Diego puntualizza senza tanti giri di parole: – In realtà si tratta dell’ennesimo tentativo da parte dello Stato di mettere un bavaglio, un freno a chi non si rassegna a questa deriva democratica e cerca in qualche modo di tenere testa a soprusi e ad abusi di potere. Di fatto, si vuole cancellare ogni possibilità di dissenso, soprattutto quello di piazza. Non si spiega altrimenti l’urgenza con cui sono stati esasperati alcuni provvedimenti già di per sé pesantissimi, fra l’altro ampiamente previsti dalla Legge italiana, che in materia di violenza negli stadi è sempre stata una delle più dure in assoluto. Provvedimenti che fino ad oggi hanno colpito migliaia di cittadini/tifosi, spesso ingiustamente. Infatti, queste vere e proprie condanne (seppure di carattere amministrativo) sono quasi sempre decretate da un Questore (e non da un Giudice, magari dopo un regolare processo), spesso senza prove, dietro una semplice segnalazione o, peggio ancora, a seguito di un suggerimento da parte dell’ufficiale di turno. –

Come? E perché mai un provvedimento così importante come il DASPO (attenzione, si parla anche di alcuni anni di assenza dagli stadi, firma in questura in coincidenza con la manifestazione sportiva…) viene decretato da un Questore? Perché non c’è un regolare processo? Qual è la motivazione?

Mentre io e Diego stiamo parlando a 360° dell’argomento, passa a salutarlo un ragazzo del suo “gruppo” a cui è stata appena tolta la “diffida”. I due si abbracciano calorosamente. Mi raccontano che la diffida (quindi tutto quello che ci sta dietro..) è stata tolta perché c’è stato uno scambio di persona. E nel frattempo il ragazzo se l’è scontata. Risarcimenti? Questo non credo.. Provate voi, sulla vostra pelle, a passare mesi e mesi così… e poi sertirvi dire: ci siamo sbagliati.

Ancora Diego: – Ed è proprio la discrezionalità con cui sono applicati questi provvedimenti (DASPO, ART. 9, Foglio di Via, Sorveglianza Speciale, Esilio, ecc.) che dovrebbe far indignare tutti, anche i benpensanti, se non fosse che ad essere colpita il più delle volte è una “categoria” (la nostra) criminalizzata ad arte e scomoda a molti, se non a tutti. –

Poi Diego, da uomo, non si nasconde: – Certo di errori gli Ultras ne hanno fatti tanti, e con ogni probabilità ne faranno ancora, ma senza possibilità di smentita possiamo dire che sono anche gli unici ad avere sempre pagato, oltretutto in maniera esponenziale, a differenza di chi magari il calcio lo ha distrutto realmente e in maniera scientifica, naturalmente per i propri interessi. Così, mentre gran parte dei cittadini italiani pensa giustamente a come andare in vacanza, anche questo Governo ha mostrato il suo vero volto, ancora una volta di carattere ipocrita/repressivo.  La cosa preoccupante però è la generale rassegnazione che sembra ormai caratterizzare la maggior parte dei gruppi Ultras italiani. Sono sempre di meno infatti i gruppi che reagiscono a questi soprusi, dando magari per scontata la fine imminente e inarrestabile del nostro movimento (in realtà questa sarebbe una ragione in più per combattere, e non per arrendersi), oppure pensando di essere immuni a certe logiche di potere.

Secondo il nostro modesto parere, essere Ultras al giorno d’oggi comporta delle grosse responsabilità, soprattutto nei confronti dei giovani che si affacciano al nostro mondo per la prima volta, e che magari danno per scontato, ahinoi, provvedimenti come la tessera del tifoso, l’Art. 9, la diffida, i permessi per gli striscioni e i tamburi, il foglio di via, la sorveglianza speciale, l’esilio, ecc.; oppure, pur di poter vivere un campionato di presunta gloria, accettano di buon grado società fantasma, presidenti canaglia, giocatori “ballerini”, tradizioni infrante, prezzi esorbitanti e, appunto, leggi liberticide. –

Ed è, ripeto, questo il concetto su cui ci dobbiamo concentrare. Legge speciale e straordinaria. Prima introdotta per debellare la violenza negli stadi (e se è una legge speciale significa che in qualche modo può oltrepassare i limiti normali dei canali di giustizia ordinaria?) e poi? Per chi dissente ad una legge? Per chi dissente nei confronti di un governo? A pensare male…

Diego infatti chiude ancora sottolineando questo concetto: – A chi poi purtroppo non capisce o non vuole capire lo “stato” di cose in cui viviamo oggigiorno nostro malgrado, o addirittura applaude al nuovo decreto, si ricordi: “Oggi per gli Ultras, domani per tutta la città!”. –

Tra l’altro l’avvocato Lorenzo Contucci, esperto in materia, in un recente intervento alla Camera dei Deputati ha sottolineato tre fattori per certi versi illuminanti:

1) non sono mai stati diffusi i dati reali relativi ai ricorsi vinti contro le diffide; compito che spetterebbe al Viminale, e che evidentemente rischierebbe con questi dati di mettere in imbarazzo più di un politico “interventista”, e di gettare ulteriore discredito sull’intero sistema repressivo italiano; 

2) secondo la sua personale esperienza, basata su centinaia di ricorsi fatti, più del 30% dei DASPO in Italia sono clamorosamente sbagliati, e sono sempre più spesso smentiti dal Tribunale Amministrativo Regionale (nel frattempo, però, il malcapitato ha già scontato la sua pena);

3) moltissimi tifosi/cittadini colpiti da questi provvedimenti non hanno nemmeno la forza per fare un ricorso al TAR, che per quanto legittimo e doveroso, risulta sempre lungo e  -soprattutto- molto costoso.

Un caro saluto a Diego e a tutti gli amici che frequentano le curve italiane.

Buon campionato a tutti e.. informiamoci sempre, altrimenti diventeremo come ci vogliono loro!